Navata centrale - Presbiterio
È la parte più santa della chiesa e dunque la più riccamente ornata. Le pareti laterali e la volta conservano gli affreschi risalenti all'epoca di maggior splendore di San Giorgio, ossia il Trecento, mentre il Giudizio finale sulla parete di fondo risale al Quattrocento. Le pitture trecentesche sviluppano il tema della storia della salvezza.
Sulla parete in alto a sinistra, la nascita di Gesù a Betlemme e l'annuncio ai pastori; in primo piano il bagno di Gesù. La vasca in cui Egli viene immerso ha la forma di un calice, a ricordare la sua presenza nel vino consacrato sull'altare che sta proprio sotto.
Sulla parete in alto a destra, Cristo in maestà e San Giovanni Battista che intercede per l'umanità (sul cartiglio che tiene in mano, la scritta: “ecco l'Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo, abbi pietà di noi”).
A destra e a sinistra, le teoria dei dodici Apostoli tra cui si riconoscono San Pietro con le chiavi in mano (il primo da sinistra), San Giovanni Evangelista (il terzo, con il libro aperto su cui è la frase iniziale del suo Prologo), San Bartolomeo (il quinto, con un coltello in mano, strumento del suo martirio), San Tommaso (il primo, sotto la finestra, con il dito teso a ricordare la sua verifica delle piaghe del Risorto), San Matteo Evangelista (il terzo, con il libro aperto su cui è scritta la frase iniziale del Padre Nostro),
San Giacomo Maggiore (il quinto, con il cappello e il bastone da pellegrino, la divisa dei suoi devoti che nel Medioevo si recavano al suo santuario di Compostela).
Gli Apostoli stanno tutti intorno a Cristo (rappresentato dall'altare) perché su di loro è fondata la Chiesa, ed essi hanno annunciato e testimoniato fino alla morte il suo Vangelo.
Essi ci ricordano anche che la chiesa è una compagnia di uomini che camminano insieme e alla quale Cristo stesso ci ha affidato.
Sulla volta, i simboli dei quattro Evangelisti e, sulla chiave di volta (la pietra tonda al centro dell'incrocio dei costoloni), la figura dell'Agnello mistico, simbolo di Cristo, chiave di volta della nostra vita. Sulla parete di fondo, nel Quattrocento, venne tamponata la grande finestra che si apriva per avere una maggiore superficie da affrescare e si realizzerò l'affresco del GIUDIZIO FINALE, l'opera pittorica più notevole dell'intero ciclo. Vi compare alla sommità, il Cristo giudice seduto in trono e racchiuso entro una mandorla (simbolo di gloria) che mostra le piaghe della Passione ed è accompagnato da angeli che ne sorreggono le insegne. Alza la destra in segno di favore verso quelli alla sua destra, i beati, e abbassa la sinistra verso quelli alla sua sinistra, i dannati. Intorno a Lui, seduti su panche di pietra, i Dodici Apostoli. Sotto il Cristo sta l'Arcangelo San Michele che regge la bilancia per la pesatura delle anime. Davanti a lui, un altare con una candida tovaglia con l'Agnello mistico sacrificato, simbolo di Cristo sacrificato per la nostra salvezza. Sotto, il re Salomone, che dopo Cristo è il giudice più giusto della storia, emergente dal sepolcro.
Alla destra di Cristo, in atteggiamento di preghiera, i beati e, alla sua sinistra, spinti da angeli armati, i dannati che precipitano nelle fauci di un orrendo mostro, personificazione dell'inferno.
Al di sotto, entro anfratti rocciosi, le punizioni dei sette vizi capitali, indicati ognuno da una scritta: superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia, accidia. Al centro, sotto il re Salomone, la scena che ha reso famoso questo affresco anche al di fuori della zona: l'incontro con Dante, accompagnato da Virgilio, con il Conte Ugolino che sta rosicchiando il cranio dell'Arcivescovo Ruggieri (l'episodio descritto da Dante nella Divina Commedia, nel canto XXXIII dell'Inferno). Ancora al di sotto, entro buche infuocate, i falsi testimoni. A sinistra, emergenti dai sepolcri, i corpi dei risuscitati. Al limite inferiore dell'affresco, una scritta indica il nome del committente e l'anno di esecuzione, ma non il nome dell'artista: nell'anno del Signore 1446, il giorno 13 Dicembre, io, frate Antonio Caresia, priore di San Giorgio, ho fatto realizzare quest'opera.
La rappresentazione del Giudizio finale ci ricorda con realismo e chiarezza che tutti andremo incontro a Cristo per essere giudicati personalmente sull'amore e che da quel giudizio deriverà per noi una sorte eterna, di gioia o di dolore. Al tramonto, il sole, simbolo potente di Cristo, sole di giustizia, penetrando nella navata attraverso la trifora della facciata, illumina con una luce calda l'abside ed il Giudizio Finale a sottolineare ancora una volta il ritorno definitivo del Signore, al tramonto della storia. La scena grandiosa ci invita alla conversione e ci trasmette un messaggio di speranza: attraverso la confessione dei nostri peccati, Cristo ci perdona e ci salva. Al di sotto della scena corre un finto tendaggio rosso soppannato di pelliccia sotto il quale, sull'intonaco del Trecento, se ne scorge un altro, interamente costituito da scudi di finta pelliccia. I tessuti preziosi e le pellicce sulle pareti delle stanze erano nel Medioevo appannaggio delle case dei ricchi e dunque è plausibile ritrovarne la riproduzione sulle pareri del locale più santo dell'intero edificio.